Chi salvera' la nostra visione?
venerdì 18 maggio 2007
Vuoti a scadere
“Se non sei qualcuno non sei nessuno” me lo ha detto stamani la dipendente interinale di un pubblico ufficio.
“Dopo tre anni di tempo determinato, in cui non ho mai preso un giorno di ferie o di malattia, in cui la mole di lavoro diventa sempre più grande, mi chiedo quale sarà il mio futuro” ha continuato.
Utilizzare i tempi determinati, per ricavarne un alto rendimento professionale sotto il ricatto del mancato rinnovo del contratto nuovo, è una prassi comune anche in Italia.
Il problema non è nella prestazione temporanea o nella libera professione, ma nell’uso bieco che viene fatto di questo mezzo contrattuale tra dipendente e azienda erogatrice.
Ma il problema finale è sempre lo stesso: la Paura.
Paura di perdere il lavoro
Paura che ti freghino il portafoglio sulla metropolitana
Paura che ti facciano la multa
Paura di perdere il lavoro a cinquant’anni
Paura di non fare il figlio, visto che hai più di quarant’anni
Paura che arrivi lo sfratto esecutivo
Paura di non arrivare a fine mese
Paura che non ti rinnovino il contratto
Paura che tua figlia non sia la prima della classe, che non parli inglese e che non diventi un’eccelsa cavallerizza
Paura di non essere all’altezza
Paura di finire sotto i ponti
Paura di diventare vecchi
Paura che non ti diano la pensione
Paura di dire “no, non voglio”
Paura di esseri aggrediti
Paura di essere abbandonati
Paura di non essere guardati
Paura che arrivi quella lettera
Paura che non arrivi quella lettera
Paura della disoccupazione
Paura dell’occupazione
Paura della precarietà
Paura della certezza
Paura della tenerezza
Tutto questo ti riduce a pura mondezza
Ma adesso basta!
In studio le luci sono accese, siamo in onda. Entro di soppiatto, vado verso il conduttore e gli tolgo il microfono. Lo spingo verso la poltrona Fru Fru, gli dico che adesso deve starsene zitto e buono, in disparte. Ritorno al centro della scena e guardo nella telecamera gridando: “el pueblo unido jamas serà vencido!”. Questo è il grande sogno della mia vita. Una sorta di “scherzi a parte” più genere cavoli vostri che non lazzi.
Cosa voglio di più dalla vita?
Come disse Julia Roberts a Richard Gere: “Voglio di più, voglio la favola”.
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