Chi salvera' la nostra visione?
venerdì 18 maggio 2007
In dismissione
A Via Ponzio Cominio nessuno è nato senza nessuno, fino a quando non sono arrivati i signori delle banche a dirci che finalmente, a settanta, ottanta anni avremo la grande opportunità della nostra vita.
“Ti venderemo la casa per poche lire perché tu sei stato furbo, hai fatto una domanda a Tremonti nei tempi giusti e dunque la casa la compri a un prezzo stracciato, e credimi caro signore, sarà un grande affare davvero”
Improvvisamente appaiono nipoti, parenti, figli e cugini, nessuno vuole farsi sfuggire un simile affare. E non importa se uno ti dice, “sto più di là che di qua, a che pro comprarmi una casa adesso?” “Come non ci pensi ai tuoi figli? Vuoi morire da vecchio egoista?” Rispondono in coro.
Ma i vecchietti di Via Ponzio Cominio, con le loro case in svendita a prezzi stracciati, fanno venire l’acquolina in bocca a un bel po’ di persone…
Ai signori delle aste, per esempio, che possiedono mappe misteriose o indovini portentosi, per conoscere la storia segreta di ogni immobile.
Poi ci sono anime come quella di Theodore Barbu, che non resistono alla tensione della dismissione.
Anime che scelgono il suicidio come via di fuga estrema da questo sistema. A settantuno anni il professor Barbu si è lanciato dal sesto piano di un palazzone dell’EUR, da cui era stato sfrattato, dopo quarant’anni di affitto pagato.
Eppure, nonostante la paura, la preoccupazione, il fatto che mezza pensione se ne andrà per coprire un mutuo consistente il giorno stesso del rogito, effettuato in massa negli anonimi scantinati di Via Bestiarin, sono tutti soddisfatti e allegri per come hanno concluso l’affare.
Bastava solo emettere un assegno di migliaglia di euro ad una certa società fantasma gestita da due ragazzetti trentenni olandesi. Due innocui biondini che navigano per i canali di Amsterdam ignari della loro fortuna. Perché, pare che a loro, e a un distinto signore inglese, sia stata ceduta tutta la faccenda cartolarizzazione, che avrebbe dovuto rimpinzare le casse dello Stato.
Un patrimonio valutato milioni di euro, svenduto, ceduto, scippato, a nostra insaputa.
Ma, se mi permetto di informare i condomini, che un emerito psichiatra criminologo sta raccogliendo dati, per dimostrare che la sindrome da cartolarizzazione è una vera e propria malattia che colpisce le fasce più deboli per età e reddito, mi rispondono “no grazie, adesso che la casa me la sono comprata me la tengo bella stretta, e in fondo in fondo sono pure contento”.
E poi, di cosa crediamo di essere proprietari? Gli appartamenti per venti o trenta anni apparteranno alle banche. Sono loro i veri padroni della nostra casa.
Diceva Tiziano Terzani che nella sua vita non si è sentito proprietario mai di nulla, semmai custode, custode di quei beni in cui si è rifugiato per un tratto di esistenza, le case, i letti, gli abiti, i libri da cui imparare.
Tutti questi beni che raccontano la nostra vita, a cominciare anche dal colore delle mattonelle della cucina della nostra infanzia, quelle maioliche color piscina in voga negli anni settanta, restano impresse nel nostro immaginario individuale e collettivo come un marchio.
Se non siamo più amici ma condomini, se non siamo più artigiani ma dipendenti, lo dobbiamo ad un unico sentimento collettivo: la paura.
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