Chi salvera' la nostra visione?


mercoledì 23 maggio 2007

Teste di ariete


Nelle redazioni televisive fa tanto freddo. Tra i venticinque e i trent’anni te ne stai lì pronta a fare a carriera, perché credi che quella sia la tua grande occasione. Del resto il tempo determinato è l’occasione migliore che ti potesse capitare.
L’alternativa in fondo qual è? Stare otto ore a rispondere in un call center per seicento euro al mese, di cui cinquecento ti servono per pagarti un lettuccio in una casa condivisa con altri? Sì, c’è sempre di peggio, te ne accorgi dagli annunci su Porta Portese, dalle facce delle commesse che tornano la sera in metropolitana, dalle mani delle badanti che si affrettano il giovedì sera a rincasare dalle loro vecchiette. In fondo anche se ti chiedono di lavorare dodici ore al giorno compreso il fine settimana, sai che c’è di peggio e tu l’hai scampata. Per nove mesi avrai contributi e stipendio, no, non sei in stato di gravidanza, ma sotto un contratto a tempo determinato.
Solo che i conti non tornano, perché puoi scamparla adesso, ma non fra dieci anni quando il tuo tempo biologico sarà scaduto e nessun uomo sopporterà la tua estenuante stanchezza. C’è un limite al logoramento, di cui quando sei giovane ignori la portata e gli effetti futuri sulla tua esistenza. Quel limite che oggi ti pare accettabile e appena percepibile, tra dieci anni sarà un macigno che dopo altri dieci anni ti avrà spinto giù nella fossa.
Non importa quanto tu sia stata ligia e irreprensibile e responsabile, loro vorranno sempre di più, perché fuori c’è una fila lunga un chilometro di ragazzine fresche di università e disposte a tutto pur di coronare i loro sogni di gloria. Mentre tu a trentacinque anni sei piena di acciacchi e gastriti, la venticinquenne ha ancora davanti dieci anni di resistenza tostissima. Quello che ti hanno già tolto a basso costo nessuno te lo ridarà mai in dietro.
Allora perché un certo signore indiscusso della televisione, prediligerebbe, ragazze in carriere tra i 27 e 30 anni, “determinate, ambiziose, agguerrite” come vuole l’annuncio?
Ma non basta tanta attenzione al profilo psicologico delle candidate. Perché le donne, si sa, poi fanno gruppetto, fanno amicizia. Se una donna si scambia ricette con un’altra, se confida le proprie pene d’amore alla sua vicina di scrivania, allora per l’azienda è finita. Perché i profitti crollano di fronte alla solidarietà. Se però io faccio di tutto per mettere queste signorine le une contro le altre, mettendole in competizione, in stato di tensione, un po’ gratificandole e un po’ cazziandole, allora ottengo grandi risultati con pochissimo sforzo. Fare leva sull’orgoglio e sulla possibilità di ottimizzazione delle energie altrui, significa possedere un’arma affilata, con cui abbattere ogni rischio di fallimento professionale.
“Fare dei giovani una testa di ariete con cui sfondare qualsiasi muro da abbattere” questo era il progetto di un certa equipe televisiva di grido.
Ma dopo due o tre anni di una certa esperienza, sotto strozzinaggio psichico, finisce che ci si brucia per lasciare il posto ad un nuovo arrivato, fresco e beato ( la rima mi ci voleva).

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