Chi salvera' la nostra visione?


venerdì 16 maggio 2008

Noi siamo fatti degli altri

«Prima di tutti, vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare».

Bertold Brecht

giovedì 8 maggio 2008

NON POSSONO FARCI NIENTE

Il tema della ricchezza è il gran mito tradito dall’Occidente.
La felicità invece è quella magica parola sulla bocca di tutti che promette grandi risultati con pochi sforzi. Lo ha detto perfino il Dalai Lama. Ha detto che sempre più gli occidentali si avvicinano al Buddismo perché attratti dalla possibilità di una conseguibile felicità.
Invece ai Buddisti, quelli seri, non gliene frega niente della felicità. Per loro tutto è veramente transitorio e illusorio, impermanente e incostante. L’essere umano deve darsi una sola meta: la sua liberazione. Dunque, perché non dar loro retta e spaccare per sempre questa lastra di vetro che separa la verità dalla menzogna?
Le aziende giapponesi ti spogliano materialmente giorno dopo giorno, del tuo contesto professionale. Un giorno ti portano via il computer e il giorno seguente la scrivania con il telefono.
Quelle occidentali, tentano di portarti via l’energia psichica. Contratto dopo contratto, diventiamo sempre piu' deboli.
“Non possono farci niente” ha detto Etty Hillesum.
Lo ha scritto la notte prima di andare a morire. Non possono uccidere il nostro spirito, comprarci e poi svenderci sotto lo strozzinaggio psichico di uno stipendio misero.
Separati gli uni dagli altri, siamo certo più deboli e soli, ma se ottomila persone a New York hanno trovato la forza di muovere una causa collettiva contro lo Stato per ottenere il risarcimento contro i danni ambientali e fisici del dopo undici settembre, significa che ancora un senso di Verità collettiva esiste e vuole farsi sentire.

giovedì 28 febbraio 2008

Dare corpo al corpo



L’estromissione del corpo da se stesso è l’ultimo atto dittatoriale di questo sistema. Appropriarsi non solo della nostra vita di consumatori, ma dei nostro organi vitali, del nostra dna, della nostra matrice divina.
La nascita e la morte, non sono gli anelli di congiunzione di un percorso, ma i varchi per intromettersi nella dignità del prossimo ed estraniarla così a se stessa. Senza pietà per quelle milioni di donne che nel corso della storia dell’umanità, si sono strappate i figli dal ventre, da sole, per mezzo di cannule, attraverso le mani danarose di medici compiacenti, per mezzo di intrugli e unguenti di ogni sorta.
Ogni donna che si e’ privata del procreare, sa quanto le sia costato, prendere “la decisione”, ma esiste una legge intoccabile per cui ci siamo battute.
Una legge, la 194, sotto cui rifugiarsi, per poter decidere consapevolmente.
E poi esiste, una legge, inviolabile, che è quella che segna il limite della propria coscienza, dove nessuno può arrogarsi il diritto di penetrare con armi e bagagli. Dove nessuno può bandire tavolate elettorali o giochetti d’immagine, tanto cari ai politici.
Il corpo, ultimo campo di battaglia. Non solo il corpo dei bambini che non nasceranno, ma di quelli che cloneranno. Il corpo delle donne: che per secoli si e’ lasciato violare dalle mani degli esperti di turno, o sepolto negli oscuri tunnel delle radiografie.
Al corpo s’impone la diagnostica, s’impone come un ordine di sopravvivenza. Se non vuoi morire devi prevenire.
Farti sgozzare, svuotare, inoculare, per garantirti un corpo longevo e sano. Un corpo perfetto, frugato nei reconditi segreti di escrescenze nascoste. Macchie oscure, di funesti presagi, tra notti insonni e responsi…
Il corpo cucito nella bocca umida e nascosta, perché non provi né cerchi mai il piacere. Il corpo dai piccoli piedi di petali di loto, con le dita spezzate dalla fasciatura. Per non poter mai più fuggire. Il corpo stretto, nei corpetti maliziosi, in cui morire senza fiato. Il corpo largo come una terra tonda, irrorata dall’acqua di sorgente, sul bordo della vasca di un Hamman. O deformato, dal peso delle brocche e dalle lunghe camminate nel deserto. O ancora, accasciato sulla scrivania di un ufficio, da cui vedere le mille luci della notte e chiedersi quale sia la nostra casa. Affamare il corpo, e spogliarlo della carne e del sangue per poi abbandonarlo, e spegnerlo nei sensi e dissensi come un panno consunto.
Ovunque, corpi, di cui siamo fatti e sfatti. In formazione e decomposizione, terra di conquista, da cui fuggire. Non si dice forse “ha lasciato il corpo”?, o “mi sei entrato in corpo”. Ma anche “andare di corpo”, come amano dire i vecchi che provano nella defecazione, lo stesso piacere di una vera liberazione.
E poi, battersi, “corpo a corpo”, e dare un parametro tecnologico universale, “corpo di scrittura” nascosto nel computer.
I bambini danneggiati da vaccino sono scarti di lavorazione.
Il corpo inutile di Piergiorgio Welby è uno scarto di lavorazione.
Gli embrioni che rivelano le loro imperfezioni attraverso le ecografie sono scarti di lavorazione.
I cloni “pecorecci”mal riusciti, sono scarti di lavorazione.
Le teste matte delle vecchiette con l’alzheimer sono scarti di lavorazione.
A quelli come me, resta la scialletta sulle spalle, gli acciacchi delle ossa, il fuoco di un camino, la pancia e il collo giù, cadenti. A quelli come me, e al resto di milioni di miliardi di persone che abitano le terre dimenticate di questo pianeta, restano i virus, le malattie e la morte. Eppure dovremmo essere malinconicamente felici di partecipare a questo destino collettivo. Una vicenda che ha visto coinvolte gente come Buddha, Confucio, Socrate, Platone, Dante e il mahatma Gandhi.

lunedì 7 gennaio 2008

Inutile necessario


L’altro giorno ho seguito una zingara nel suo percorso di cassonetto in cassonetto. Con una specie di molla di ferro ricavata da una vecchia gruccia, s'infilava dentro al contenitore sventrando le buste di plastica per estrarne quello che le interessava. L’ho seguita a lungo e lei deve essersene accorta. Trovava di tutto. Scarpe, abiti, mele bacate, un cappotto, un computer e un vecchio orologio a pendolo.
Era così sicura nei suoi movimenti. Non aveva nessuna esitazione nel valutare l’utilità di un oggetto rispetto ad un altro. Ecco, quel suo criterio di scelta per me è l’impenetrabile limite che separa la civiltà dei consumi da quella utilitaristica, dove appunto niente è necessario tranne l’inutile necessario.

Resistere


"Non c'e' piu' il futuro di una volta". Lo hanno scritto sul muro.
In questi tempi oscuri, in cui ti tengono in vita fino a cento venti anni per cosi' hanno deciso le multinazionali dei farmaci.
In cui t'impiantano virus biotech attraverso i vaccini, e ti mettono il cappio al collo con mutui al tasso di usura. E sopravvivi per ingrassare politici laidi e corrotti non ci resta che

R E S I S T E R E

giovedì 24 maggio 2007

Prezzi stracciati


“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” l’ho trovato scritto su di un calendario del 2008.
L’ha detto Gandhi tanto tempo fa. L’ha detto senza voler nulla togliere alla rivoluzione passiva, che auspicava al fine di un vero rinnovamento storico, politico e globale.
Se gli altri sono felici e contenti, e non vedono l’ora di approfittare delle infinite potenzialità che la nostra società ci offre, allora il problema dov’è?
Ma perché il fatturato mondiale degli psicofarmaci, si aggira intorno ai 23 miliardi di dollari annui?
Perché 8 milioni di bambini negli Stati Uniti, sono sedati dai primi mesi di vita?
Cosa altro siamo diventati, se non merce di scambio per i grandi mercati?
In questa azienda, (azienda Italia!) gli impiegati che non rendono più vanno dal loro medico a farsi prescrivere pillole magiche.
Sono aumentati in due anni dell’8,5% i consumatori di psicofarmaci e antidepressivi.
Dal 1994 più del 25% della popolazione è diventata obesa.
“E 30.000, sono i bambini italiani che ogni giorno assumono antidepressivi che inducono potenzialmente al suicidio, la cui somministrazione è stata già interdetta dall’Agenzia Europea del Farmaco”. (www.giulemanidaibambini.org sezione ricerca scientifica)
Anime in vendita a prezzi scontati, comprate a scatola chiusa dai predicatori del Nord, ne trovi ovunque sparse nel mondo.
Immatricolati, fin dai primi giorni, siamo certo tutti controllabili e perseguibili, pur restando invisibili.

mercoledì 23 maggio 2007

Elisir di lunga vita


“Sarà meraviglioso scoprire l’elisir di lunga vita”.
Il conduttore vuole conoscerne il contenuto, vuole sapere gli ingredienti e i dosaggi, per godersi qui e ora, immediatamente e per sempre: la vita.
Lunga e bella, la si vorrebbe, ricca e possibilmente ferma al vigore dei venticinque anni. Sarà per questo che la vecchia attrice imparruccata e tirata, si ostina ad apparire in calzamaglia color carne e barboncino imbalsamato.
Scendo giù a guardare gli ospiti più da vicino.
Le teleillusioniste, necessitano di almeno tre ore di trucco e messa in piega, vivono in una sorta di orgasmica dipendenza da apparizione.
Una volta epurate dalla messa in onda dei canali di stato, le trovi a vendere gli armadi su retecantù.
Le teleillusioniste hanno vita breve, più o meno un quinquienio di maggioranza politica che le protegge, quando cominciano ad invecchiare chiamano d’urgenza il chirurgo plastico, poi il politico di turno e per ultimo il parente monsignore.
Mentre preparo il collegamento, me lo guardo bene nel primissimo piano Monsignor Pallavicini.
Capelli tinti, lifting e anellone d’oro che, se sorella morte lo avvicina, scappa via inorridita.
È così che si diventa immortali.